Indicazioni di metodo
Sono diversi gli ingredienti di cui si compone una riunione MEG: Naturalmente il Responsabile/Catechiesta potrà di volta in volta concentrarsi solo su alcune parti per lasciarne in secondo piano altre, oppure sentirà l’esigenza di invertirne l’ordine, o punterà tutto su un’unica dimensione.
Premettendo che, eccetto rare eccezioni, pensiamo che non debbano mai mancare l’annuncio della Parola di Dio e la condivisione, ci sembra opportuno suggerire un “menù” completo che dia la possibilità a chi conduce gli incontri di avere sempre presente lo schema da seguire.
1) Definizione dell’obiettivo
È fondamentale avere ben chiaro l’obiettivo da raggiungere in ogni incontro. Questa chiarezza permette al Responsabile di impostare ed accompagnare la riunione. Non necessariamente deve essere comunicato all’inizio. Anzi, spesso è più opportuno non rivelarlo ai ragazzi.
2) Apertura incontro
È sempre bene aprire l’incontro con un segno di croce, un canto o con una preghiera molto semplice.
3) Esperienza
Partire dall’esperienza quotidiana e concreta del bambino/ragazzo permette di mettere in evidenza che il tema di cui si parla non è staccato dalla sua vita, ma appartiene innanzitutto alla sua esperienza. In questa fase si ricorrerà a racconti, giochi, dinamiche, disegni, incontri con testimoni, ecc.
4) Rilettura dell’esperienza
L’esperienza non è mai fine a se stessa e non deve mai terminare senza essere riletta. Il Responsabile attraverso delle domande aiuta il gruppo a rendersi conto di ciò che ha vissuto e a collegarlo alla vita di ciascuno.
5) Lettura del Vangelo
Viene fatto conoscere il Vangelo e cioè il “pensiero” di Gesù sull’argomento che stiamo trattando. L’obiettivo è quello di stimolare un ascolto attivo, un ascolto che ha lo scopo di suscitare riflessioni profonde e stimolare la consapevolezza di come la Parola di Dio parli a ciascuno della sua vita concreta e offra prospettive illuminanti sull’esistenza. È necessario poi un tempo in cui individualmente ciascuno raccoglie ed elabora intuizioni, emozioni e ricordi che l’ascolto ha suscitato.
6) Attività
Questo momento, soprattutto per i più piccoli, può essere accompagnato dalla realizzazione pratica e creativa di qualche simbolo, di un cartellone, di un disegno, ecc., che possa stimolare la riflessione e l’apprendimento del contenuto proposto. Tale “lavoro” può essere anche oggetto della condivisione successiva.
7) Condivisione
È una fase molto importante e dovrebbe nascere sempre come eco, vibrazione che risponde allo stimolo offerto dall’ascolto della Parola e dall’attività successiva. La condivisione aiuta a rendersi consapevoli di quanto la Parola di Dio convince e attrae. Mettere in parole il proprio pensiero e i propri sentimenti rappresenta in qualche modo un esercizio spirituale. Ci si esercita nel coraggio di prendere parola, si impara a mettere ordine nel proprio discorso; cresce la conoscenza di sé e si crea la comunità nell’ascolto delle reciproche risonanze.
8) Preghiera
In ogni incontro è importante trovare un tempo affinché il gruppo elabori l’intera esperienza e la trasformi in preghiera. Ci saranno poi degli incontri specifici in cui svolgere delle vere e proprie celebrazioni più articolate, legate ai tempi liturgici o ai temi che si stanno trattando (per es. una liturgia penitenziale, ecc.).
9) Chiusura
Sarebbe bene terminare sempre con la consegna del simbolo prodotto, o con l’affissione del lavoro fatto insieme, o eventualmente con l’assunzione esplicita di un impegno che facciano da memoria tra un incontro e l’altro. Si conclude ancora in cerchio, con la recita del Padre Nostro e con l’invito del Responsabile a incontrarsi la prossima volta.
10) Rilettura finale
È importante che ogni Responsabile si abitui a dedicare un tempo successivo all’incontro in cui rileggere la riunione svolta e approfondire le ragioni della presenza o dell’assenza di frutti.